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Dichi. L. 124/2017 |
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Perché una rassegna di musica corale…. |
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L’espressione artistica segue mille strade, dalle forme della natura alle raffigurazioni scultoree e pittoriche, dall’esaltazione della costruzione del vocabolo a puro suono, dalle espressioni popolari alle contaminazioni modernistiche della nostra civiltà. Tutte giustificate nel proprio esistere, in quanto arte: personale, di tendenza, funzionale, condivisa da molti oppure relegata in una singola personalità. Qualcuno ha detto che l’arte è una delle essenze dell’uomo, fondamentale per il nutrimento di quella parte che vive di desiderio di bellezza, di armonia, alla ricerca di altre possibilità espressive. Alternativa e al tempo stesso complemento della razionalità. Per chi oggiAggiungi un appuntamento per oggi vive la coralità, l’arte della musica si colora di particolari sfumature. L’utilizzo dello strumento “primo” quale è la voce favorisce il contatto con la musica, e diventa al tempo stesso veicolo capace di trasmettere emozioni. Ma l’emozione non può vivere da sola, fuori da ogni contesto umano, ha bisogno di essere condivisa. Il cantare insieme, il far musica in coro è sicuramente una sfida di tecnica vocale, di resa esecutiva, di rispetto verso l’arte e l’intelligenza dell’autore del brano. Ma è anche a nostro avviso un grande momento di umanità, dove il singolo vive in funzione degli altri, con rispetto e umiltà, dando “voce” all’insieme corale, tutti uniti in una emozione che vive nell’anima dei cantori per quella di chi ascolta. Far cantare a Vasto questi cori ha per noi, oggiAggiungi un appuntamento per oggi, questo significato. Il fascino della musica, la varietà e la diversità delle voci bianche e adulte, la maestria nelle esecuzioni e la scelta dei luoghi, siamo certi faranno conoscere e apprezzare a tutti la bellezza del “cantare in coro”. |
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Perché una rassegna di musica corale… L’espressione artistica segue mille strade, dalle forme della natura alle raffigurazioni scultoree e pittoriche, dall’esaltazione della costruzione del vocabolo a puro suono, dalle espressioni popolari alle contaminazioni modernistiche della nostra civiltà. Tutte giustificate nel proprio esistere, in quanto arte: personale, di tendenza, funzionale, condivisa da molti oppure relegata in una singola personalità. Qualcuno ha detto che l’arte è una delle essenze dell’uomo, fondamentale per il nutrimento di quella parte che vive di desiderio di bellezza, di armonia, alla ricerca di altre possibilità espressive. Alternativa e al tempo stesso complemento della razionalità. Per chi oggiAggiungi un appuntamento per oggi vive la coralità, l’arte della musica si colora di particolari sfumature. L’utilizzo dello strumento “primo” quale è la voce favorisce il contatto con la musica, e diventa al tempo stesso veicolo capace di trasmettere emozioni. Ma l’emozione non può vivere da sola, fuori da ogni contesto umano, ha bisogno di essere condivisa. Il cantare insieme, il far musica in coro è sicuramente una sfida di tecnica vocale, di resa esecutiva, di rispetto verso l’arte e l’intelligenza dell’autore del brano. Ma è anche a nostro avviso un grande momento di umanità, dove il singolo vive in funzione degli altri, con rispetto e umiltà, dando “voce” all’insieme corale, tutti uniti in una emozione che vive nell’anima dei cantori per quella di chi ascolta. Far cantare a Vasto questi cori ha per noi, oggiAggiungi un appuntamento per oggi, questo significato. Il fascino della musica, la varietà e la diversità delle voci bianche e adulte, la maestria nelle esecuzioni e la scelta dei luoghi, siamo certi faranno conoscere e apprezzare a tutti la bellezza del “cantare in coro”. … dedicata a Lupacchino dal Vasto. La prima esecuzione assoluta della Missa “De Feria” di Bernardino Lupacchino dal Vasto a cura del Collegium vocale “Crypta Canonicorum” é momento fondamentale della rassegna, dove si potrà ascoltare per la prima volta dopo più di quattrocento anni la musica di questo nostro musicista. Musicista della prima metà del '500, Bernardino Carnefresca detto il Lupacchino è segnalato a Vasto intorno al 1543 come sacerdote secolare del Capitolo di S. Maria Maggiore. Nello stesso anno Gerolamo Scotto gli stampa a Venezia il “Primo libro di madrigali” a quattro voci, e negli anni successivi Angelo Gàrdano, sempre a Venezia, stampa il “Secondo libro di madrigali a quattro voci” e il “Primo libro di madrigali a cinque voci”. Approda in S. Giovanni in Laterano come organista e maestro di Cappella negli anni intorno al 1546, nel periodo che vede la presenza in Laterano di Palestrina, Lasso, Paolo Animuccia, Zoilo oltre agli organari abruzzesi Camillo e Ippolito Sabino, e all’organista Cesare Tudino di Atri. Il momento importante per Lupacchino arriva quando viene pubblicato nel 1559 il Primo libro a due voci scritto insieme a Joan Maria Tasso, anche quest'opera con ogni diligentia ristampata, et da molti errori emendato, per cui se ne presume l'uscita ancor prima dell’edizione del 1559. Le numerosissime ristampe (ventiquattro edizioni conosciute fino al 1701 e oltre) attestano l'enorme favore incontrato da quest'opera: la posizione del Lupacchino in S. Giovanni in Laterano suggerisce la composizione di questi ricercari da utilizzare per le esercitazioni di cantus figuratus dei chierici. E' solo verso la fine del Cinquecento che i duo di Lupacchino e Tasso furono gradualmente sostituiti nella loro funzione guida di questo genere, i bicinia, dai ricercari di Grammatio Metallo. Due manoscritti conservano il repertorio sacro del Lupacchino: nel Cod. 58 dell’Archivio Lateranense, al verso del foglio posteriore di protezione, troviamo una lista dei Manoscritti "che sono in S.Giovanni nel tempo che Cristoforo Guizzardi era maestro di Cappella” (16 maggio1620-19 febbraio del 1622) dove, insieme a codici contenenti opere di Palestrina, Soriano, Morales, Lobo, Animuccia, Mancini, Dragoni, compaiono due titoli che interessano direttamente il Lupacchino: Il P° libro delle Messe del Lupachino in libro grande e Un libro di Hinni di Varii autori che successivamente vennero denominati Codici A-25 e A-61 dal maestro di Cappella D. Girolamo Chiti intorno al 1748. Il primo, ad uso dei cantori che lo aprivano davanti ad essi, contiene dieci messe a quattro, cinque e sei voci, da cui è tratta la Missa “Dilexi quoniam”, e un motetto a quattro voci (Asperges me, Domine), tutta produzione del nostro musicista; il secondo raccoglie inni di diversi autori. I quest’ultimo troviamo del Lupacchino due brani, In Epiphania Domini (Ibant Magi) e In Nativitate S.cte Jhoannes Baptista (Núntius célso). Queste messe sono pubblicate per iniziativa del Coro Polifonico Histonium “B. Lupacchino dal Vasto” e a cura di Luigi Di Tullio. Citato da Antonfrancesco Doni, ammirato dal Pitoni, che definì ricercari o solfeggiamenti a due voci, assai utili ai principianti, insegnandovi bellissime maniere di canto con ottimo metodo, il Lupacchino ebbe notevoli consensi anche nel '700, come testimoniano, per rimanere tra quelli da noi citati, Girolamo Chiti, essere autore de' rinomati, e padre Giovan Battista Martini, che dice del Lupacchino esser stato uomo singolare. Luigi Di Tullio Direttore artistico Coro Polifonico Histonium “Bernardino Lupacchino dal Vasto” |
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